In riferimento alla chiara presa di posizione del presidente provinciale dei locali di divertimento, Giampiero D’Angelo, sulla cosiddetta “Movida”, il responsabile cittadino dell’Italia dei Valori di Giulianova, Eden Cibej, nel sottolineare il lodevole richiamo al rispetto della legalità in materia di sicurezza e di inquinamento acustico, ribadisce che alla base di ogni norma deve porsi il principio, sancito da ogni ordinamento giuridico, secondo cui “i nostri diritti finiscono dove cominciano quelli altrui”.

Tale principio, che qualcuno finge di non conoscere, non nega il diritto di ballare o di fare musica, ma non può costituire “licenza” di disturbo della quiete pubblica, né di danneggiamento di altre attività. Pertanto, una raccolta di firme per “un’ora in più” di musica – come sta avvenendo – si trasforma, senza volerlo, nella richiesta di un’ora in più di volume sonoro assordante, cioè di disturbo per chi ha, parimenti, il sacrosanto diritto di fare una cosa diversa dal ballo; ad esempio, riposare, lavorare, studiare o, perché no, pregare. Bisogna chiederne il permesso a chi balla? Quanto al rischio di viaggi in località più permissive – conclude Cibej – il citato principio di legalità ne annulla le ragioni: se in un posto non si vende droga, si può dire che per evitare viaggi rischiosi verso altri lidi la si debba vendere anche in loco?

Per il prossimo anno l’IdV chiederà che i locali interessati a fare musica possano ottenere le rispettive licenze solo dopo aver ottemperato alle normative di legge.

 

            Eden Cibej      

Coordinatore Cittadino IdV

 

 

Filo di nota

Ringraziamo il professor Cibey per la cortese attenzione che ci riserva ancora una volta, a noi e ai colleghi. Non altrettanto possiamo dire del presidente  provinciale dei locali di divertimento che ha ignorato molte testate. Noi e i colleghi.(F.M.)