di FRANCESCO MARCOZZI

Mario Di Monte e la sua ditta Ced (formata anche dai figli) perde anche  Cassazione la causa che aveva intentato contro il Comune di Giulianova

per ottenere un risarcimento milionario che era stato quantificato, nel finale, in otto milioni di euro (pari a circa 16 miliardi delle vecchie lire), un vero e proprio salasso per il bilancio del Comune. Dopo aver perso al Consiglio di  Stato, “aveva “trascinato” il Comune dinanzi alla Corte di  Cassazione nella speranza di ottenere la cancellazione  della sentenza dello stesso Consiglio di Stato ritenuta
troppo benevola per il Comune e poco risarcitoria nei
suoi confronti (sistemazione a spese del Comune del
lotto da lui acquistato e, in fatto di soldi, solo un
riconoscimento del debito fuori bilancio per un importo
di 2.001,43 euro, comprensivo della rivalutazione
monetaria e interessi con lavoro già eseguiti). 
Tuttavia, di fronte alla nuova offensiva giudiziaria
della ditta, la Giunta comunale aveva ritenuto costituirsi
in giudizio affidando la difesa, come in occasione del
Consiglio di Stato, all’avvocato Lino Nisii.  La Ced Di
Monte invece era rappresentata e difesa dall’avvocato
Pietro Di Tosto, del Foro di Roma.  La storia è nota. 
Sindaco Franco Gerardini, la ditta Di Monte chiese ed
ottenne un terreno sull’area industriale di via Galilei
per realizzarvi una fabbrica di parabole televisive.  Ma
il terreno, a detta della ditta non era agibile.  Da qui
la vertenza che culminò con una richiesta di danni
milionaria.  In sostanza, secondo il legale del Comune,
leggendo la sentenza del Consiglio di Stato, stabiliva
che a Ced aveva  dritto al risarcimento formulato con
ricorso in Primo grado (al Tar), ma il Comune era stato
condannato soltanto ad effettuare lo spostamento delle
fognatura esistente sul lotto dove doveva realizzare una
fabbrica per parabole satellitari nonché ogni altra
idonea opera atta ad eliminare la precarietà della
situazione igienico-sanitaria dell’area, risarcire per
equivalente il danno derivante al lotto stesso dalla
presenza dei sottoservizi di metanodotto ed acquedotto.

 

tratto da Il Messaggero