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Rinunciare da parte del Comune a parte delle aree previste in cessione dalla zonizzazione del PRG, consentendone la monetizzazione, non è indice di un’urbanistica attenta ad una crescita di qualità della città. Tale scelta  è una scelta irrazionale, particolarmente, nelle aree di nuova espansione (zone C – D – E) ed espone la città al rischio di uno sviluppo non armonico, caotico e con una conseguente minore vivibilità urbana.

La domanda di vivibilità dei cittadini è ormai presente ovunque proprio perché la sensibilità sui temi della qualità urbana è cresciuta enormemente nel corso degli ultimi decenni.

Le cessioni vengono definite con criteri razionali ormai standardizzati, a seconda delle varie zone, nell’urbanistica contemporanea e andrebbero recepite anche da una nuova legge nazionale sugli standard urbanistici da accrescere rispetto alla legge attualmente vigente, risalente al 1968.

Nelle zone di nuova espansione residenziale, ad esempio, è acquisito ormai che non si possa cedere meno del 50% per garantire una crescita urbana sostenibile. Che senso ha, quindi, introdurre la prassi della monetizzazione che praticamente va a contraddire in questo punto della normativa quanto viene detto negli articoli della zonizzazione del territorio giuliese, svuotando di significato l’entità e la certezza delle cessioni di aree al pubblico?

Va rimarcato che a perdere nettamente, prevedendo una simile prassi, sono gli interessi generali in quanto man mano non si accresce, sulla base di criteri illuminati, il patrimonio di spazi pubblici necessari alla qualità della vita di tutta la città.

Ma veramente si può pensare che se il Comune ha ancora aree a disposizione dopo la costruzione di strade, marciapiedi, parcheggi, esse non possono essere, ad esempio, destinate a servizi, a campi da gioco o piattaforme di quartiere, a orti urbani o a piantumazione aggiuntiva per accrescere il patrimonio verde urbano?

 

SI PROPONE

 

l’abolizione dell’art. 3.1.4 del PRG vigente e della Variante Generale al PRG adottata, perché, nonostante la corresponsione di denaro – peraltro di irrisoria entità e nemmeno vincolati alla  realizzazione di standard urbanistici ove necessario – la cosa pubblica e gli interessi generali con la prassi della monetizzazione verrebbero fortemente penalizzati. Ed inoltre si corre il rischio in prospettiva, di successive varianti specifiche per nuova impropria edificabilità che invece con la cessione al pubblico sarebbe definitivamente scongiurata. Infatti non può assolutamente tranquillizzare il fatto che l’atto unilaterale presentato dal concessionario contenga il vincolo dell’inedificabilità sull’area monetizzata, giacchè, nelle aree urbane i vincoli non possono essere posti indefinitamente in maniera generica ma semmai  posti dal comune con valore “funzionale” o “ricognitivo”. Comunque in ambedue i casi si presterebbe il fianco a sicuri contenziosi fra comune e privati e ciò risulta paradossale considerato che è il comune a rimettere in discussione una cosa che il PRG gli assegnerebbe di diritto al momento dell’attuazione delle previsioni di piano.

 

Giulianova 20 settembre 2010

 

                                                             Gruppo Consiliare

                                              Il Cittadino Governante per cambiare

                                                       Franco Arboretti