GIULIANOVA – Improvvisa tragedia consumatasi all’ora di cena in un’abitazione di Giulianova. Una donna è morta soffocata da un boccone di cibo che aveva appena ingoiato e, nonostante il tempestivo trasporto in ospedale, non c’è stato niente da fare in quanto la poveretta è giunta cadavere. Tutto si è verificato in pochi minuti. La donna, Marta Nemere di 46 anni, era a cena con il convivente quando , mentre stava mangiando, ha cominciato a tossire sempre più veloce sino a quasi rantolare non riuscendo ad ingoiare il cibo che aveva appena messo in bocca, L’uomo, che era a tavola con lei, ha cercato di tutto per fare in modo che la donna potesse <sputare> il cibo che aveva in bocca e potesse così salvarsi ma le cose non sono andate come si sperava per cui il cibo ha continuato a scendere sino a soffocare la poveretta. Il convivente, a quel punto, ha chiesto l’intervento di un’ambulanza, che si è portata in via Rossi, una strada del centro storico della parte alta della città ed il personale è arrivato velocemente. Anche in questo caso ha tentato in ogni modo di risolvere la situazione in modo da rianimare la donna ma pure in questo caso, tutto è stato inutile. Comunque, per non lasciare nulla di intentato, Marta Nemere è stata trasportata d’urgenza al Pronto soccorso ma, come detto, è giunta cadavere soffocata da quel boccone di cibo che non è risuscita a mandar giù. I sanitari di turno hanno proceduto alla ricognizione cadaverica che ha confermato la morte per soffocamento accertando anche la causa, per cui non è stato necessaria segnalare il caso alla magistratura che avrebbe potuto disporre l’autopsia ma non è stata ritenuta necessaria. Ma per la voleva Marta i problemi ci sono stati anche da defunta. Essendo residente all’Estero ed è necessaria tutta una documentazione per organizzare l’eventuale trasporto fuori Italia, il corpo senza vita della poveretta avrebbe dovuto essere sistemato all’interno di una delle celle frigorifere di cui dispone l’obitorio del nosocomio giuliese. Ma, a conferma di come l’ospedale sia stato radamente “spogliato” di tutto, si è appreso che le celle frigorifere non sono a norma e, quindi, non possono essere utilizzate, per cui il corpo della donna è stato trasferito all’obitorio dell’ospedale di Teramo.