Ieri 20 febbraio, Lino Manocchia, il decano della Redazione di L’Indro, corrispondente dagli Stati Uniti,  ha compiuto 90 anni.

L’ho scoperto per caso tre giorni or sono. Prima ha tergiversato, poi mi ha detto, “vabbè, faccio 90 anni. Allora?! Mio nonno paterno Pasquale visse 94 anni, sempre con la pipa in bocca, io manco fumo!”. Gli ho detto che avrei fatto due righe, “Lascia perdere” mi ha detto. “Ti prego! non esagerarmi, altrimenti i colleghi mi ridono dietro”.

Lascio perdere. Mi limito a riportare alcuni stralci di una vecchia intervista rilasciata a una testata della sua terra, l’Abruzzo, realizzata dal Collega Ludovico Raimondi, e a pubblicare alcune delle centinaia di foto che di lui potete trovare in archivio.
Per la biografia, che comunque trovate qui, ci diamo appuntamento al 20 febbraio 2021.

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Quanto ti senti americano e quanto italiano?
L’America è la mia seconda  patria che mi consente libertà d’azione e di pensiero. La terra degli Yankee mi ha insegnato anche ad avere coraggio e a vivere in questo mondo. Tuttavia, il mio sangue abruzzese  continua a scorrere nelle vene, e non nascondo mai di essere stato creato e cresciuto nella spiaggia dalla sabbia dorata.

Tu appartieni alla vecchia generazione dei corrispondenti Rai dagli Usa che si identifica in Ruggero Orlando e Carlo Mazzarella.

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Lino Manocchia con Ruggero Orlando

Sono passato attraverso sei direttori Rai Usa. Ho lavorato con Carlo Mazzarella, un ottimo cronista, simpatico, con Yash Gavronsky , con il mitico Ruggero Orlando, una icona,  maestro, vero amico, e diversi altri.  Con Orlando ho seguito anche diversi lanci di satelliti Usa. Dopo il mio arrivederci alla Rai non ho avuto più contatti, specialmente con quelli della sede  di New York.  Comunque, l’apporto dato da questi pionieri è ineguagliabile. Non torneranno mai più i Carlo Bonciani, la Pia Moretti, Aldo Scimè, Remo Berti, Tito Stagno e tanti altri, precursori della novella Rai i cui rappresentanti, mi sembra, si accontentano di vedere soltanto il loro nome in vetrina, ignorando il contenuto, che è quanto i telespettatori chiedono. Se poi parliamo dell’avvento della tv privata e commerciale, preferisco chiudere con… No comment

 
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Lino Manocchia con Paul Newman

Tra i tanti personaggi famosi ti sono diventati amici… oltre a Paul Newman, che probabilmente è quello che più hai amato, a chi ti sei affezionato di più?
Perry Como  e Dean Martin, ambedue di origini abruzzesi. Il primo amava i maccheroni aglio e olio, ma non riuscì mai a pronunciare aglio e olio. Aveva una voce vellutata, poetica, era un crooner di classe. Il secondo, artista-attore poliedrico, era una mitragliatrice musicale. Rocky Marciano è stato un fratello che voleva imparare l’abruzzese dopo gli allenamenti. E poi, Muhammad Ali Clay, che, conquistato il titolo olimpionico a Roma, non si stancava mai  di chiedermi “Tu sai fare la Pizza italiana? Mi devi insegnare”.
Mike Bongiorno era un ‘vecchio’ amico, lavorava per le radio newyorkesi con me, poi entrò nella Voice of America, con me. Insomma ci ritrovavamo sempre insieme. Mi chiamava quando veniva a New York. “Mi chiudo in camera con due televisori e studio ciò che può piacere in Italia”, mi diceva.

Cosa avresti voluto fare che non hai fatto?
Un milione di cose, compreso occuparmi dei bambini malati, ammazzare qualche dittatore, andare sulla Luna, guidare un bolide F1 Ferrari (ho posseduto soltanto una Testarossa) e riudire mio padre quando mi disse per la prima volta: “bravo”.

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Lino Manocchia con Walter Winchell e Frank Sinatra

Tre cose della tua vita che non puoi dimenticare?
La visita di Benito Mussolini al Collegio Aeronautico di Forli, intitolato al nome del figlio Bruno, a me è rimasta memorabile. Presi il posto di un aviere dattilografo che si sciolse col sudore ed il terrore di dover scrivere sotto dettatura del Duce, e dopo la stesura ricevetti un “Bravo” e la stretta di mano di Mussolini, amico di mio padre. Questo episodio scosse l’orgoglio di un ventenne interessato al giornalismo. E poi, ancora giovane, fui inviato speciale della Rai, a coprire il 50° anniversario dell’Oscar di Hollywood. Presenti i più noti attori, molti dei quali intervistati dal sottoscritto. Ma è triste ricordare che a 5 giorni dai festeggiamenti del 50° anniversario di matrimonio con mia moglie Ada il destino me la carpiva dopo 25 anni di sofferenze per l’artrite che le distruggeva il cuore.

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