“Il legittimo esercizio” di critica giornalistica, che è un “diritto insopprimibile”, “non può costituire elemento di intimidatorie richieste risarcitorie per supposti danni alla nominale e mera distinzione di ruolo o di carica”. A sostenerlo sono il presidente regionale dell’Ordine dei Giornalisti, Stefano Pallotta, e il segretario del Sindacato Giornalisti Abruzzesi, Paolo Durante, a proposito, come riferiscono i due, “dell’azione di rivalsa da parte del presidente della Giunta regionale, Luciano D’Alfonso, nei confronti della giornalista Lilli Mandara, per articoli e commenti pubblicati sul blog ‘Maperò’, per quella che ritiene ‘una vera e propria continuata aggressione e campagna stampa di natura irridente e derisoria, nonché denigratoria e diffamatoria’”. Secondo quanto riferito da Odg e Sga, D’Alfonso ha chiesto alla giornalista un risarcimento, “per il ristoro dei danni morali e materiali” – in sede di conciliazione obbligatoria – compreso nello scaglione tra 50 mila e 100 mila euro. “La cosa desta sbigottimento – si legge in una nota congiunta di Pallotta e Durante – non tanto per l’asimmetria dell’iniziativa del Presidente della Regione (un blog è pur sempre un blog, non un grande mezzo di comunicazione), quanto perché ritiene fatti e commenti giornalistici lesivi della ‘posizione istituzionale più alta nella Regione, già impositiva come tale di un rispetto verso la sua persona consono all’elevatezza della carica e funzione’. Insomma, il Presidente della Regione, secondo questa personale grammatica dell’onore istituzionale, diverrebbe intoccabile e irreprensibile anche sotto il profilo della critica politico-amministrativa”. “Se vi sono commenti che il Presidente della Regione ritiene diffamatori – sostengono Pallotta e Durante – farebbe bene, semmai, a tutelare la sua reputazione, istituzionale e personale, in sede penale, ma lasci stare la critica giornalistica, anche irriverente, perché essa è valore fondativo delle libertà civili e democratiche”.