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È stato firmato oggi, a Roma, nella sede del Ministero del Lavoro, l’accordo per la cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività in favore dei dipendenti della Phard Spa, azienda del settore tessile con sede a Mosciano Sant’Angelo.

 

Una boccata d’ossigeno per i 60 dipendenti dell’azienda per i quali, almeno fino ad oggi, la prospettiva era la mobilità e di conseguenza il licenziamento.

 

L’accordo prevede che la Cigs duri 24 mesi (a far data dal 12 dicembre scorso) e che, durante questo periodo, siano effettuati interventi da parte di Regione e Provincia finalizzati al reimpiego dei lavoratori.  

 

Nella sede di Mosciano, da quando la proprietà ha deciso la dismissione, erano infatti rimasti soltanto lo spaccio aziendale e un magazzino con dieci dipendenti in attività.

 

“Non  era un risultato scontato – afferma l’assessore al Lavoro e alla Formazione, Eva Guardiani – e, dunque, siamo molto soddisfatti per aver evitato almeno per il momento lo spettro del licenziamento per i lavoratori. L’avvio della procedura di mobilità da parte dell’azienda è stato un momento nero, che ha fatto presagire il peggio. Abbiamo deciso di tentare la strada del tavolo ministeriale, con la richiesta della cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività, e il risultato è stato positivo”.

 

Oltre all’assessore Guardiani, erano presenti per la Provincia Pierluigi Babbicola del Servizio Relazioni industriali, per la Regione Abruzzo il dirigente del Servizio Politiche attive del Lavoro Giuseppe Sciullo, per l’azienda il consulente Ciro Canditone e i sindacati territoriali, rappresentati da Franco Di Ventura (Filcams-Cgil) e Luca Di Polidoro (Fisascat-Cisl) e quelli nazionali, la Rsu.

 

 

Teramo, 22 dicembre 2011 Già nel corso del II semestre 2011, abbiamo avuto seri problemi a sostenere le esigenze della nostra  utenza che necessita di percorsi riabilitativi complessi e prolungati (riabilitare un disturbo alimentare richiede da 1 anno a 2 anni di lavoro riabilitativo integrato).

Ho rappresentato le ragioni del Centro persino attraverso un’audizione in commissione sanità a livello regionale.

Non ho ricevuto alcuna risposta utile ad affrontare i problemi del Centro, né cenni di ripensamento rispetto al declassamento del Centro, ma ho assistito al contrario, alla progressiva restituzione dell’utenza con disturbi alimentari al ricorso inappropriato e senza filtro territoriale, al ricovero residenziale (un drammatico dejà vu).

Per tale ragione, avendo raggiunto i requisiti pensionistici ho rassegnato le mie dimissioni in data 10 Novembre 2011 e interromperò definitivamente la mia attività di Direzione del Centro a partire dal 1 Settembre 2012.

Ovviamente nelle attuali condizioni, abbiamo una problematicità crescente con la lista d’attesa e abbiamo molte difficoltà ad accogliere nuovi pazienti con disturbi alimentari a partire dal I Gennaio 2012.

Ciò che resta incomprensibile è come mai si è scelto di declassare l’unico centro pubblico per i disturbi alimentari, di svilire un’esperienza che ha 20 anni di storia e di disperdere fondi regionali che ne avevano precedentemente consentito la realizzazione.