di Veronica Marcattili

 

Un’intervista che non vedrà il formale “lei” tra intervistata ed intervistatrice, né i tecnicismi che solitamente simili circostanze richiedono. Diversi i motivi. Innanzitutto perché Azzurra Marcozzi è una collega ed un’amica di “penna telematica”, poi perché nel suo libro parla, in versi, di sentimenti.

 E, ai sentimenti, si dà del tu. Premesso questo, dirò poco di lei, di questa giornalista giuliese, figlia d’arte e poetessa esordiente. E dirò poco perché lei per prima non vuole “annoiare i lettori con una biografia auto celebrativa”. Si definisce “affamata di vita, affascinata dal mondo dell’arte, della cultura e delle parole”. “Sono una vera seguace degli artisti e di questi mi piace circondarmi. Studiare le loro stravaganze, capire cosa hanno da raccontare e trasmettere”. Persone, emozioni e conoscenze da guardare, comprendere, acquisire con l’obiettivo dichiarato di Azzurra di “crescere”. Ma veniamo al cuore della nostra chiacchierata, cuore che ha un titolo: “Prima Donna”. Così si chiama la raccolta di poesie di questa 26enne che ha messo insieme quaranta componimenti venuti alla luce in momenti diversi, in tempi diversi ma legati da un unico filo rosso: l’amore. Diversamente inteso. 

Perché questo titolo alla tua raccolta di poesie?

“I motivi in realtà possono essere molteplici e mi piace l’idea che il lettore possa trovarne sempre di nuovi da attribuire al libro. In primis la raccolta è dedicata alla ‘prima donna’ che entra, per ragioni di assoluta superiorità, a far parte della nostra vita”.

Tua madre dunque gioca un ruolo fondamentale in questo libro?

“Si.  Un anno fa stavo per perderla a causa di un problema respiratorio. Il 27 dicembre 2009 è stata ricoverata d’urgenza nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Giulianova. I medici non si erano pronunciati positivamente: ci dissero che non ce l’avrebbe fatta. E’ stata ben 56 secondi senza respirare e in quel piccolo lasso di tempo ho realizzato che avrei dovuto fare qualcosa per lei, che da quel momento in poi avrei vissuto per raccontare la forza e la determinazione della donna che la sorte mi aveva regalato come progenitrice. E da lì è partita la voglia di raccogliere alcune delle mie poesie, composte negli anni, in quello che poteva essere l’ultimo presente che avrei potuto dedicarle.  Fortunatamente oggi Claudia, questo il nome della prima donna in questione, sta bene ed è con me a  gioire per la pubblicazione di questa raccolta. Ma in realtà il titolo ha anche un altro significato, che ha un respiro più ampio, a me altrettanto caro. Sin da piccola ho sempre ammirato le grandi donne dello spettacolo, quali Greta Garbo, Sofia Loren, Marilyn Monroe, Emma Grammatica, Grace Kelly, Madonna, Witney Houston e tante, tantissime altre. Mi son sempre chiesta quale varietà di sentimenti, emozioni e bisogni nascondessero sotto quei lustrini, a luci spente, senza maschere né finzioni dettate dalle rigide regole delle quattro tavole in croce. Molte di loro hanno avuto vite incredibilmente belle ma tragiche. Ho, immaginariamente, cercato di farmi carico delle loro fragilità, delle piccole necessità quotidiane, a partire dall’amore, anche di quello omosessuale, oppure dall’amicizia, ritagliando però qualche verso anche per le donne che hanno fatto parte del mio quotidiano, mettendole sullo stesso piano delle celebrità femminili, come se per sentimenti e ricchezza interiore fossero comunque al pari nelle  caratteristiche umane. Una sorta di grande palco ideale dove muoversi come tigre e farfalla”.

Perché scrivere poesie?

“Scrivere per me è più un gioco. E’stuzzicante provare e riprovare assonanze, rime e labirinti. Mettere insieme le parole e vedere dove ti portano. Per me la poesia nasce così. E’ un lampo. E’ talmente fulminea che nemmeno te ne accorgi. Non è necessità, è istinto, è furore. Tutte le mie liriche son venute fuori d’impeto”.

Figlia di una firma e di una voce storica del giornalismo locale, sei cresciuta nel ‘mondo delle parole’.  Quanto ti pesa o quanto ti agevola il cognome che porti?

 “Eh sì, mio padre Francesco mi ha messo la passione sul piatto d’oro della vita. Ho avuto una fortuna scandalosa e ne sono ampiamente riconoscente ogni giorno. Tuttavia voglio ringraziarlo per avermi sempre seguito con una certa severità, per avermi fatto capire che ciò che voglio devo conquistarmelo. Sai, essere figlia d’arte è una faticaccia che non ti aspetti perché sei sempre sotto l’esame delle aspettative. Ma ne sono grata”.

Giornalista di carta stampata e radio: comunicare in versi quanto è diverso?

“Se qualcuno mi chiedesse perché ho scelto di fare questo mestiere risponderei come ho sempre fatto, con sfacciata semplicità, senza lungimiranti giri di parole: sono giornalista  per una determinata necessità di verità. E la poesia in questo caso è sempre verità, è la mia verità. E’ la verità del raccontarsi senza fronzoli o sotterfugi. Nella purezza dell’essere”.

Cosa ti aspetti da questo libro?

“Voglio sentire le orecchie rimbombare per i pareri contrastanti che mi arriveranno. Voglio fortemente emozionare, indignare o far sorridere. Insomma la ricompensa più grande sarà poterne parlare con i miei lettori. E non datemi della ruffiana per favore. Il mio ufficio reclami sarà sempre aperto per voi qualora riteniate che questo libro sia carta straccia. Ma vi prego, se solo per un attimo le mie poesie vi hanno scosso interiormente in  qualche modo, positivamente o meno che sia, fatemelo sapere. Ne sarò felicissima!”.

La poesia oggi è considerata un genere di nicchia. Cosa ne pensi? Da giovane poetessa agli esordi confidi in una ‘rinascita’di questa antica e sublime forma d’arte?

“Il numero di poeti mancati credo sia inversamente proporzionale alla percentuale di fruitori di poesia. Nel senso che tutti, nessuno escluso, abbiamo provato  a mettere insieme un carrello di parole, a dar loro un’immagine ritmica e ci siamo emozionati. Quindi inconsciamente e al di fuori delle nostre volontà, siamo tutti compositori di liriche. Possiamo giudicare la costruzione di una poesia, la correttezza metrica ed altri dettami della classicità, ma nessuno di noi è qui per giudicare le passioni o gli stati d’animo e la loro veridicità nel raccontarli. Quindi la mia vuole essere un’esortazione più che un’analisi critica del panorama letterario attuale. Alzatevi scrittori e poeti passivi. Mentre alle case editrici direi semplicemente ‘Osate’”.

A proposito di case editrici….i giovani scrittori si trovano spesso dinanzi a difficoltà enormi quando vogliono provare a farsi pubblicare un lavoro. In tal senso quale è stata la tua esperienza?

“La Evoé Edizioni di Teramo, mia casa editrice, è stata il mio angelo custode. Tra me e i proprietari, Renato Pisciella, Asteria e Viviana Casadio c’è un’amicizia che dura da anni. Tuttavia ho preteso la schiettezza editoriale. Ho detto loro, sempre per grande spirito di autocritica, che se dovevano investire tempo e denaro su un prodotto come il mio doveva essere solo perché lo ritenevano potenzialmente valido. E così è stato. Mi hanno chiamato ed abbiamo iniziato insieme questo viaggio verso la pubblicazione. Questo per farvi capire che solitamente io le difficoltà amo crearmele! Burle a parte, il difficile sarà invece dover rispondere a domande sulla mia interiorità. Non sono brava a parlare di me, soprattutto in pubblico, non ne sono capace. Mi sento denudata forzatamente e balbuziente. Ma datemi un penna e vi racconterò la mia vita. Qualora vi interessi, s’intende”.

Ed una penna Azzurra l’ha già ripresa in mano. Ammesso che mai l’abbia posata! Da qualche giorno è alle prese con una nuova avventura, stavolta si tratta di narrativa. Una storia che la scrittrice mantiene, giustamente, top secret, ma che giura esser avvincente, scottante ed ambientata nella sua amata Giulianova.

Staremo a vedere. Nell’attesa, l’appuntamento con Prima Donna, per la presentazione ufficiale, è per il prossimo quattro giugno, alle ore 18, presso il Museo d’Arte dello Splendore di Giulianova. Tanti gli ospiti presenti, ma soprattutto tanti i versi da scoprire.