Questa sera, in occasione della proiezione in anteprima del film “La città invisibile”, al Moderno Multiscreen sarà presente il regista del lungometraggio Giuseppe Tandoi. Appuntamento con la proiezione alle ore 21 e per l’occasione il biglietto costerà soli 4 euro. Di seguito troverete una breve recensione, il cast del film e la trama.

Recensione:
Una commedia di finzione su un dramma reale? Dipende in quale chiave.
Filmando a L’Aquila qualche mese dopo il terremoto del 6 Aprile 2009, il cittadino d’adozione, co-sceneggiatore e regista Giuseppe Tandoi ha intitolato il proprio lavoro “la Città invisibile” in una possibile doppia accezione di luogo fantasma o sognato. E ponendo quindi come due uniche condizioni opposte il piangersi addosso o l’innamoramento giovanile, opta per la seconda in un’ottimistica ostentazione di normalità di scenette-clip (il recupero della campana effettuato con mascherine da ladri come nei fumetti, oppure il pub “la scossa” in cui si gioca anche a torte in faccia, mentre per la verità nelle tendopoli superalcolici e bevande eccitanti sono interdetti), dove la vita riprende con ingenui momenti edificanti (gli esami universitari, i preparativi della secolare Festa della Perdonanza, il batacchio che torna a risuonare e tutti sorridono, come una comunità unita). Dall’altra parte, ci sono gli intermezzi delle rovine in un arpeggiare di chitarra, la resa di qualcuno tra l’assenza di una casa e la cassa integrazione (“io me ne vado, non ho più niente qui”), gli edulcorati contrasti: una ragazza cerca vestiti di marca tra gli aiuti arrivati e prova un combattuto innamoramento per un immigrato (“noi di qua, voi di là” dice il padre di lei, creando un muro divisorio di panni stesi, “qui siamo tutti uguali” risponde lui, aggiungendo che “qui i lavori forzati durano tutta la vita, per un rumeno”), oppure le prove della rock-band in una tenda e quelle del coro sacro nell’altra vicina, mentre sulla piattaforma di legno montata sopra un albero un vecchio solitario legge libri. Alla stoccata politica (il paragone con Gesù) e alla polemica sui rigidi controlli (i militari a presidio della “zona rossa”) fanno da contraltare le macchiette (l’anziano svitato che fa le prove di impiccagione davanti a una bambina, il batterista barbuto e corpulento, che risulta la figura più simpatica), ma la problematizzazione e il rispetto per una ferita civile restano comunque a margine.

 

 

LA CITTA’ INVISIBILE

Nazione: Italia

Genere: Commedia
Durata: 90
Regia: Giuseppe Tandoi

Cast: Alan Cappelli, Barbara Ronchi, Roberta Scardola, Riccardo Garrone, Gabriele Cirilli, Nicola Nocella, Leon Cino, Roberta Scardola

Trama:
La terra trema… e il mondo non è più lo stesso. Tutto cambia. Cambiano i paesaggi, cambiano le persone, cambia la vita. Spesso i cambiamenti sono solo l’inizio di una nuova vita. Una vita che può sorgere dalle ceneri di una città distrutta, dalle rovine di una città come l’Aquila. Questo è ciò che accade a Luca e Lucilla. Entrambi vittime, come i loro familiari e i loro amici, di una tragedia forse annunciata, ma al contempo forse inevitabile. Tutto sembra essersi interrotto quella fatidica notte del 6 aprile 2009, eppure la vita deve continuare: Luca e Lucilla studiavano medicina all’Università dell’Aquila, il primo con la speranza in realtà di sfondare nella musica rock, lei con la passione di aiutare il prossimo. Entrambi scelgono di non abbandonare la loro città e continuare la loro professione di studenti all’interno di una emergenza (postterremoto) nella quale si sentono di essere parte attiva. I loro sogni, i loro desideri, le loro paure e ansie non sono state abbattute dal terremoto, anzi si sono rafforzate. Luca non crede in Dio, Lucilla è guidata da una fede incrollabile. Luca suona in un gruppo rock, mentre Lucilla ama la musica sacra. Luca e Lucilla sono due ragazzi apparentemente distanti, lontani eppure il crollo della città, delle case, delle pareti, ha aperto nei loro cuori la possibilità di incontrarsi e stare vicini per percorrere insieme la via che porta alla loro città invisibile. Attorno a loro, la comunità delle tendopoli, i sopravvissuti, coloro che si muovono tra le varie città che l’Aquila è stata e potrebbe essere, come “le città invisibili” descritte da Marco Polo a Kublai Kan nel romanzo di Calvino che si mescolano alle loro storie come i fili della tela di un ragno, lasciandone intravedere la trama senza mai svelarla davvero. Un viaggio alla ricerca della fede, quella vera che nasce dal perdono e dalla ricerca di domande e risposte che diano un senso a tutto ciò che è la vita.