Sono stati resi noti i risultati di nuove perizie effettuate sul materiale sequestrato dagli inquirenti a casa di Giuseppe e Simone Santoleri accusati dell’omicidio di Renata Rapposelli e sul corpo si quest’ultima. Particolare attenzione era stata posta al sequestro di federe, cuscini e coperte prelevati durante una delle perquisizione nell’abitazione di padre e figlio, ebbene i risultati delle perizie su questi indumenti hanno dimostrato che sugli stessi non ci sono tracce del dna della pittrice. Tenuto conto che ancora non si riesce a capire come la pittrice anconetana sia stata uccisa, un risultato diverso su federe e cuscini avrebbe potuto da subito imprimere una svolta alle indagini. Questo non vuol dire che Renata Rapoposelli non sia stata a casa Santoleri, particolare importantissimo che viene confermato da tutti, imputati compresi, ma se si ritiene che sia stata soffocata e che questo sia avvenuto con quei cuscini e quelle coperte, adesso la risposta è semplicemente “no”, Questi risultati sono il risultato del lavoro dell’anatomo-patologo Federico Alessandrini di Ancona. Ma sono state rese note altre perizie come quelle relative alle cause delle morte della donna e su queste hanno lavorato altri consulenti della Procura, i dottori Loredana Buscemi e Antonio Tombolini. Il risultato di queste ultime è che <l’avanzato stato di decomposizione del cadavere e l’assenza di organi non consentete di addivenire ad una causa certa di morte> anche se era stato accertato dalle varie autopsie che in ogni caso la donna non era stata uccisa con dei colpi di pistola o con delle coltellate. E’ stata resa nota anche la relazione del dottor Stefano Vanin, l’entomologo forense trevigiano (costretto ad “emigrare” a lavorare in Gran Bretagna, all’università di Huddersfield,) che, proprio attraverso l’analisi di larve e insetti rinvenuti sul cadavere, aveva il compito di “datare” il decesso della pittrice e accertare se il corpo sia sempre stato lì dove è stato rinvenuto, oppure se è stato spostato. E quando ciò sia eventualmente accaduto. Ebbene Vanin conferma innanzitutto il periodo della morte , tra i trenta e i sessanta giorni dal ritrovamento del corpo. Non solo ma ha anche accertato che <le larve rinvenute sul cadavere in disfacimento sono compatibili con il luogo del ritrovamento del corpo> ed ancora che <non sono state rinvenute specie tipiche di altri ambienti tali da far pensare ad uno spostamento del corpo durante la decomposizione, anche se questo non si può escludere>. A questo punto, per quanto riguarda le perizie, come fanno notare gli avvocati dei Santoleri, Gianluca Carradori e Gianluca Reitano che seguono sempre con molta attenzione tutta la vicenda, manca quella relativa al terriccio che i carabinieri del Ris hanno prelevato dalle ruote e sotto i parafanghi della Fiat 600 di padre e figlio, o meglio la comparazione tra questo terriccio e quello di cui è si connota la zona sulla rive del fiume Chienti dove è stato rinvenuto il corpo senza vita della donna. Intanto Simone resta rinchiuso nel carcere di Lanciano mentre il padre Giuseppe è rimasto a Teramo anche perchè non si sono verificate situazioni di salute incompatibili con il sistema carcerario, come si era temuto all’inizio.