L’Arpa è una società sull’orlo del baratro”. È questa l’accusa lanciata, carte alla mano, dal capogruppo del Pd in RegioneCamillo D’Alessandro e dal consigliere regionale Claudio Ruffini.

“L’Arpa ha chiuso il proprio bilancio con oltre cinque miliardi e trecento milioni di perdita” spiega D’Alessandro. “Perdite che si susseguono dal 2009. A fronte di questa situazione, Arpa sostiene di vantare un presunto credito nei confronti della Regione di circa 19 milioni di euro. Il problema è che neanche un euro, di quei 19 milioni pretesi dall’Arpa, sono iscritti nel bilancio della Regione. Questo significa una sola cosa: per la Regione quel debito non esiste”.

“Eppure” incalza Ruffini “Chiodi e Morra hanno approvato i bilanci di Arpa, in qualità di rappresentanti del socio Regione Abruzzo, dunque consapevoli dei crediti vantati da Arpa, salvo poi nel bilancio di loro competenza, cioè quello della Regione, non prevedere le somme in bilancio.

Dunque, ci troviamo di fronte al paradosso: in qualità di socio Chiodi vota il bilancio che prevede crediti nei confronti della Regione, in qualità di presidente della Regione però non riconosce quelle spettanza all’Arpa”

“A fronte della totale incertezza dei fondi” accusa poi D’Alessandro “Arpa ha ritenuto bene di acquistare 208 nuovi autobus per una spesa complessiva di circa 43 milioni di euro, che incide ogni anno tra ammortamenti e interessi per circa due milioni e mezzo di euro. Inoltre Arpa ha acquistato la nuova sede a L’aquila con tanto di inaugurazione e taglio del nastro, ha acquista con un leasing che prevede una rata da un milione di euro l’anno la nuova sede a Sulmona. Se quei crediti sono inesigibili, in assenza di intervento della Regione, la società Arpa va dritta verso il fallimento, con la conseguenza incalcolabile per i lavoratori e per il sistema del trasporto pubblico locale. Le nostre sono verifiche contabili puntuali, se ci sono i soldi in bilancio ci smentissero. Se non ci sono dicano come fanno a reperirli. Non vorrei che tutto convergere per far arrivare a svendere l’Arpa e regalarla ai privati. Non si spiega, del resto, questa situazione, come non si spiegherebbe il motivo che dopo quasi cinque anni nessuna cosa detta è stata fatta: non è stato redatto il piano regionale trasporti, non è stata fatta la società unica, non sono stati individuati i bacini. Insomma sembra quasi un disegno predeterminato che conduce dritti alla morte di Arpa e del sistema del trasporto pubblico locale, ma a favore di chi ? Non certo degli utenti e dei lavoratori”.