Viaggio nel tempo di Sant’Agostino, solidarietà e cena come nel tardo impero romano partendo dal De Re Coquinaria di Marco Flavio Apicio, il primo nella storia a dare consigli per una buona cucina, e dalla disputa con i Manichei da parte di Sant’Agostino . Da non perdere, venerdì prossimo, nel chiostro del convento degli Agostiniani Scalzi di Acquaviva Picena, in piazzale Ulpiani 2,  la cena con menù esclusivo afro-romano studiato ed elaborato da docenti e allievi dell’Istituto Alberghiero di Giulianova (guidato dalla prof.ssa Leonilde Maloni), secondo l’antica cucina del tardo impero romano, nell’ambito di un progetto sulla dieta mediterranea. Quota di partecipazione 30 euro. Prenotazioni (obbligatorie) allo 0735-764439. Inizio alle 20,30 con aperitivo nei giardini del convento. La cena sarà preparata sotto la sapiente guida del prof. Dario Tinari vincitore del premio Secondino Freda come miglior docente di cucina nel concorso nazionale 2011. Sarà realizzato, come detto, un menù esclusivo con ingredienti e pietanze tipiche dell’età romana del V° secolo. Un nuovo appuntamento con quella cucina conventuale che riporta, per significati e sapori, a valori essenziali dell’esistenza.

La cena sarà preceduta da un convegno  su aspetti teologici e tecnocratici della cucina al tempo di Sant’Agostino. Si parlerà delle tecniche di preparazione dei cibi nell’epoca romana, del percorso della birra, degli itinerari di accoglienza agostiniana in Europa, della negazione dei tre sigilli della cucina conventuale al tempo di Agostino a cura di Padre Eugenio Cavallari, scrittore,  cultore e profondo conoscitore di S. Agostino. L’originale e significativa iniziativa è dell’Associazione Missione Agostiniani Scalzi (Amas) nata nel 2009 con lo scopo di portare aiuto, assistenza ed istruzione scolare nelle località del mondo dove sono operative le missioni dell’Ordine degli Agostiniani Scalzi. I fondi raccolti venerdì sera saranno destinati alla realizzazione di un edificio per il laboratorio di cucito delle ragazze madri di Bafut in Camerun.