Ormai siamo agli sgoccioli, il 23 ottobre si saprà quante e quali province resteranno in vita nella nostra Regione. Le premesse, però, ci portano a pensare che magari una decisione non verrà presa. Sono cinque le proposte formalizzate al CAL alla quale si è aggiunta un’ultima, la più fantasiosa, quella del gruppo regionale del PDL che vorrebbe “abolirle” tutte. Ed è proprio questa proposta che può nascondere il grande bluff. Se per “abolizione” intendono, infatti, la cancellazione dell’ente provincia, mi chiedo come pensano di ripartire le competenze assegnate alle province, con quale atto e con quale potestà. La risposta è che non è possibile.

Nel frattempo i sindaci delle città capoluogo e i presidenti delle quattro Province si lanciano in invettive per difendere i loro territori, annunciano marce su Roma (le vorrei proprio vedere), e il tutto sembra mirato alla conservazione delle loro poltrone piuttosto che a formalizzare proposte di riordino e di garanzia dei servizi per i cittadini.

Le premesse ci sono tutte perché per l’ennesima volta nessuno decida e che sia qualcun altro, ovvero il Governo, ad assumersi l’onere di una scelta vista come impopolare. Ma la cosa più impopolare è appunto quella di sottrarsi alle proprie responsabilità. Abbiamo eletto delle persone con il compito di governare e   amministrare i vari enti nel nostro interesse, dove amministrare vuol dire assumersi l’incombenza di decidere, e per la qual cosa vengono anche pagati dalla collettività. E proprio per questa mancanza di responsabilità verso l’interesse comune che questa classe politica sta scrivendo la parola fine alla propria esperienza.

Ricordo che, il 4 dicembre 2011, il nuovo Governo dei tecnici aveva annunciato, con il decreto “Salva Italia”, l’abolizione di tutte le province. Poi, la politica lo trasformò in “Salva Province” attraverso l’attuale formulazione che ne prevede la riduzione. Quindi, se riduzione deve essere, spero che ci si orienti verso la proposta di creare una sola provincia, così come proposto dal nostro Capogruppo in Consiglio regionale Berardo Rabbuffo, e che ci si impegni per riorganizzare e distribuire i servizi per i cittadini sul territorio. Perché se bisogna risparmiare e ridurre la spesa pubblica, questi tagli non devono pesare sui cittadini ma dovranno semmai colpire quelle istituzioni che, piuttosto che essere enti efficienti, sono stati trasformati in “costosi uffici di collocamento per travet raccomandati e per politici in scuola guida o in pensione”, come definite da Gianfranco Morra su Italia Oggi.      

Andrea Fantauzzi

Coordinatore Comunale di FLI di Teramo