di Azzurra Marcozzi

 

Passato agli onori della cronaca per essersi occupato di alcune delle più importanti inchieste d’Abruzzo, il Pubblico Ministero Gennaro Varone si racconta, in questa intervista, in veste di cantautore. Passione e obiettivo sociale, portato avanti con soddisfazione insieme alla band “Le Storie Infinite”. Tante richieste per concerti a Pescara, in Abruzzo e non solo. L’uscita dei dischi “Sognare le cose impossibili” e “Dentro i giorni”, pubblicati l’anno scorso a maggio ed i nuovi progetti musicali che stanno arrivando, perché questa passione è molto dinamica.

 

-Spesso la musica riesce a divulgare benissimo un messaggio, il più delle volte molto meglio della parola scritta. Quindi musica e legalità si sposano perfettamente nella persona di Gennaro Varone?

G.V. Il musicista ed il magistrato sono lo stesso uomo, che adempie al medesimo progetto di vita, con la stessa passione, lo stesso slancio, la stessa voglia di prendere parte nel mondo.

 

-In una recente intervista ha parlato sì della importanza del concetto di “legalità” ma anche di quello di “solidarietà” che, secondo lei, richiede uno sforzo maggiore da parte della gente?

G.V La legalità è (se ci pensiamo bene) è il minimo indispensabile per vivere insieme. La ‘solidarietà’ è di più. La esprimo con questa frase: “Non c’è dolore che non sia il mio, ingiustizia di cui non avverta la ferita, gioia che non mi allieti”. La musica è questo: farci sentire profondamente uguali e desiderosi di aiutarci durante il cammino nel tempo.

-Concerti, produzioni musicali e tanto entusiasmo: all’inizio parte del pubblico veniva ai concerti anche per la grande curiosità che suscita il ruolo da personaggio pubblico. Oggi, a distanza di tempo, spalti gremiti ai vostri concerti. Questo vuol dire che la vostra musica ha finalmente trovato il canale giusto per arrivare ai più?

G.V. Spalti gremiti, magari! Scherzi a parte, a Pescara abbiamo un seguito davvero affettuoso. Sono convinto ciò accada, perché chi ci ascolta si “innamora” (si può dire?) delle canzoni, ma anche del nostro modo semplice di porci, di dialogare con chi ascolta. La semplice ‘notorietà’ (o curiosità per un ‘magistrato che canta’) non avrebbe funzionato così a lungo. E non credo c’entri più nulla con le mie canzoni.

 

-Essere cantautore in mezzo al marasma della musica commerciale, oggi, è un bell’impegno. I sono testi vanno ascoltati soprattutto con la mente e le emozioni. Come vive questo ruolo? E soprattutto c’è un cantautore italiano che l’ha aiutata a scoprire questo suo lato? (ascoltandola, mi viene da accostarla a De Gregori)

G.V. Essere cantante ed autore è una mia esigenza intima, non una professione (anche se mi preparo con grande scrupolo, per profondo rispetto verso chi ci viene ad ascoltare). Le mie canzoni sono scritte non per guadagnarci soldi, ma per essere condivise con gli altri; per (ripeto) scoprire un modo nuovo di stare insieme. Certo, sono iscritto alla SIAE; ma vedo il successo commerciale distante anni luce da me.

A costo di apparire irriverente (e di fare un favore alla … concorrenza) ritengo De Gregori un autore straordinario: per i testi (sempre intellettualmente efficaci), per il modo particolarissimo di intonare e cantare; e, soprattutto, per la ‘durevolezza’ nel tempo del suo talento musicale. Quanto al mio impegno ed al ‘marasma’ che dire? A me le mie canzoni, piacciono.

-Quando scrive la sua musica Gennaro Varone? Quali sono le circostanze ideali, considerati anche gli impegni giudiziari? E quali potrebbero essere le caratteristiche di una “buona” canzone?

G.V. Non credo che una canzone possa essere scritta in settimane o mesi. E’ come una poesia: o viene con immediatezza, o non viene affatto. Le mie canzoni sono composte di getto, in pochi minuti, quando c’è un’idea che reclama individualità; una sfumatura di sentimento, che vuole essere chiamata con nome e cognome. Ascoltare una bella canzone è come indossare un paio di occhiali e mettere a fuoco la realtà di dentro.

 

-Le Storie Infinite: come nasce questo progetto?

G.V. E’ una domanda che richiederebbe una lunghissima risposta. Sinteticamente: nascono dal bisogno di esprimere con forza le proprie idee, attraverso la riscoperta delle emozioni.

 

-Nel brano “sognare le cose impossibili” scrive “siamo noi, siamo qui, siamo quelli che non si difendono dal cuore”, cosa intende dire?

G.V. Intendo dire: siamo quelli che non hanno timore di mostrare le proprie emozioni; che scommettono sul proprio talento; che non desiderano altro se non ciò che possono raggiungere con le proprie forze. E siamo convinti di non essere soli.

 

-So che vi piace molto stupire il pubblico ad ogni concerto, proponendo brani nuovi, alcuni dei quali magari mai provati e sperimentati live. Come accoglie il pubblico questa particolarità e la band, ormai abituata a seguirti in ogni sperimentazione?

G.V. E’ vero, tendo a proporre canzoni nuove ad ogni concerto (già dal prossimo ce ne saranno due). In un certo senso, sono ‘costretto’ a farlo: se no il pubblico non tornerebbe da noi …
A volte porto un brano nuovo durante il sound-check, qualche ora prima dello spettacolo. Ciò è possibile grazie alla bravura dei musicisti che sono con me (Angela Di Giuseppe, al violino; Andrea Di Giambattista, alla chitarra elettrica; Francesco Di Florio, alla batteria; Giuseppe Genise, al basso elettrico; Vanessa Marrama e Sonia di Renzo, cantanti; Maria Michela Varone, al pianoforte). Ormai, “loro” sono abituati a questo mio estro e non temono più nulla … credo, anzi, si divertano. Quando arrivo sul palco con foglietti e partiture musicali, inscenano false proteste, ma sono -lo so bene- entusiasti della novità

 

-Nel brano “Ognuno di noi”, uno di quelli appunto sperimentati live, si passa in rassegna alcuni personaggi che hanno fatto la storia della legalità in Italia, uccisi, minacciati, esasperati, da Impastato, Falcone e Borsellino a Guido Rossa. Questo brano è un po’ l’omaggio a questi uomini e donne e un po’ quello in cui profondamente crede, il Varone magistrato ma anche il cantautore?

G.V. Il brano “Ognuno di noi” mi emoziona profondamente. Emoziona tutti noi musicisti sul palco. Ritengo un onore poter pronunziare pubblicamente quei nomi e ricordarli alla memoria. Uomini e donne che non hanno mai abbassatolo sguardo, o che, ancora oggi, attendono verità e giustizia. Loro hanno tracciato un sentiero e ci impegnano a proseguirlo e sono noi: ognuno di noi. Lo dico con convinzione. Da uomo, prima che da magistrato.

 

-Progetti futuri. Sappiamo che nella vostra agenda, quella sua e de Le Storie Infinite, ce ne sono veramente tanti. Ma vuole parlarci dei più recenti?

G.V. Un cantante ed autore spera di cantare e comporre canzoni. Che altro? Incidere un nuovo disco; vivere le emozioni di una proposta musicale coinvolgente. E quello che vorrei continuare a fare ( E grazie per la ‘grazia’ -insolita- di questa intervista 🙂 ).