Mi sono sempre chiesta: ”La categoria delle lavoratrici casalinghe, come si colloca nella festa del 8 marzo?”
Penso a me e le molte mie simili che hanno vissuto la prima adolescenza nel 1968, anni di grande lotta in ogni campo sociale, per la rivendicazione femminile, sia di genere che di ruolo. Certamente abbiamo ben maturato i concetti di uguaglianza educativa, scolastica, lavorativa e di coppia. Debbo confessare però, che non ho buttato il reggiseno in piazza; non ho affermato ”l’utero è mio e lo gestisco come voglio”; per educare il mio cervello, ho molto studiato ed ho rifiutato il sei politico a prescindere, perché finché io penso, io sono!
Non ho costretto mia madre ad assolvere i lavori di casa e la crescita educativa dei miei figli, per liberare la mia coscienza di donna che “lavora”.
Insieme al mio compagno, abbiamo cercato di essere protagonisti del nostro essere diversi, ma compatibili e fermi nel dare una famiglia ai nostri figli.
Tornando alla domanda iniziale, casalinghe di tal fatta, avranno in regalo le mimose?
Andranno alle conferenze per ascoltare donne D.O.C., piene di titoli, tic e tress, perché loro sono libere? Andranno a cena e a vedere spettacoli osé abbandonandosi ad ogni eccesso? Diamine si, è l’8 marzo!….che amarezza! Soprattutto che cattivo esempio per le giovani generazioni! Una festa voluta per ricordare i sacrifici e le battaglie femminili, su tutti i fronti, contro i soprusi maschili, così svilita ed inutile!
Mi fa davvero molto male.
Ma se l’8 marzo fosse una poesia, vorrei che fosse: ”Per te, amore mio” di Prevert,
“Sono andato al mercato dei fiori e ho comprato dei fiori,
Per te amore mio”
“Sono andato al mercato dei rottami e ho comprato catene, pesanti catene,
Per te amore mio”
“Poi sono andato al mercato degli schiavi e ti ho cercata, ma senza trovarti,
Amore mio”
E se fosse una canzone? Certamente sarebbe: “ Guerriero” di Mengoni

Gabriella D’Ascanio