Un lutto incolmabile per una perdita dolorosissima, quella dello studente giuliese Marco Santosuosso perito nel crollo dell’edificio nel quale alloggiava a L’Aquila la notte del terremoto del 6 aprile 2009 assieme ad altre tredici vittime. Una lunga battaglia penale e civile che non ha approdata né a condanne né ad un euro di risarcimento. Va precisato che Maurizio Cimino imputato in qualità di progettista e direttore dei lavori di ristrutturazione che nell’anno 2002 interessarono la palazzina di Via D’Annunzio ell’Aquila in cui trovò la morte Santosuosso è stato assolto dal reato allo stesso ascritto con sentenza della Corte di Appello di Perugia depositata il 12 luglio del’anno scorso. Inizialmente imputato era stato condannato in primo grado dal Tribunale dell’Aquila con sentenza del 20.02.2014 alla pena di tre anni 3 e sei mesi di reclusione oltre al risarcimento alle parti civili. La Corte di Appello dell’Aquila, con sentenza del settembre 2015, aveva successivamente rideterminato la pena in un anno e dieci mesi di reclusione, fermi i risarcimenti civili. Infine la Corte Suprema di Cassazione, con sentenza maggio 2016, aveva annullato la sentenza impugnata con rinvio per nuovo esame alla Corte di Appello di Perugia alla quale era stata rimessa anche la regolamentazione delle statuizioni civili della sentenza di primo grado. Purtroppo la Corte di Appello perugina con la sentenza del maggio 2017, ha posto definitivamente fine alla vicenda processuale per le morti del palazzo di Via D’Annunzio n. 24/26 dell’Aquila. A dire il vero, pende ancora presso la Corte di Appello aquilana uno stralcio del procedimento penale a carico di un altro imputato, Filippo Impicciatore, dichiarato irreperibile e le cui ultime tracce si perdono in Venezuela. Tuttavia, anche per quanto concerne il reato contestato a quest’ultimo è ormai maturata la prescrizione e, dunque, l’impossibilità per i familiari delle vittime di trovare almeno un responsabile dell’immane tragedia che li ha colpiti, a tutt’oggi dunque rimasta priva di colpevoli. Ovviamente con l’assoluzione di Fabrizio Cimino è svanita anche la possibilità per i familiari di Marco Santosuosso, assistiti dal legale giuliese Luigi Gialluca, di vedersi risarcire per la perdita del proprio caro, se mai esista un risarcimento in grado di monetizzare il valore di una giovanissima e promettente vita umana. Tra l’altro la famiglia che ha convissuto in questi anni con un cupo ma composto dolore, ha dovuto rinunciare all’attività della lavanderia data in gestione dopo tantissimi anni.