Mi rivolgo ai cittadini della provincia di Teramo, con l’intento di dare un contributo al dibattito che, nel contesto del processo di riordino della sanità regionale, si è aperto sull’atto aziendale proposto dalla asl di Teramo, dopo innumerevoli ripensamenti.


Voglio anzitutto fare chiarezza su una questione che è stata ripetutamente sollevata da un po’ di tempo, con il coinvolgimento strumentale del sottoscritto, cioè la chiusura del punto nascita di Giulianova. Tale chiusura fu decisa, con decorrenza 01.06.2008, dalla Direzione della ASL di Teramo sulla base degli indirizzi regionali, che indicavano come necessaria la riduzione a 3 punti dei punti nascita della ASL di Teramo. La decisione di chiudere Giulianova fu presa dall’allora direttore generale Molinari, sulla base dei dati di attività, che collocavano Giulianova al 4°posto per natalità, e della valutazione – non condivisa dal sottoscritto – che fosse opportuno collocare 2 punti nascita ai confini della provincia, vale a dire ad Atri e S.Omero. Il sottoscritto, in qualità di direttore del dipartimento materno-infantile, ebbe solamente il compito di applicare quanto deciso da altri, e con l’equilibrio necessario si occupò della gestione del personale coinvolto dalla chiusura, riuscendo a limitare tensioni e disservizi, tra l’altro attivando per il successivo periodo estivo un servizio di pronto soccorso pediatrico. Pertanto, diffido chiunque dal tirare nuovamente in ballo mie presunte responsabilità alla base di tale decisione.
Ciò premesso, credo che sia necessario evidenziare che a tutt’oggi non è chiaro il progetto che la direzione della asl di Teramo intende portare avanti per la sanità teramana, sulla base della vision dell’attuale governo regionale, ma piuttosto ci si attarda a descrivere con enfasi provvedimenti assunti senza alcuna organicità.
Così, continua ad essere elusa la questione fondamentale, che è la seguente: come si intende rilanciare la sanità teramana, palesemente in crisi e platealmente bocciata dai cittadini che sembrano sempre più sfiduciati, se è vero che in numero crescente si rivolgono a strutture fuori provincia e fuori regione, come certifica la crescente mobilità passiva? Che ne sarà dei nostri 4 ospedali, non fra 10, ma fra 3-4 anni? E dove i cittadini teramani potranno rivolgersi con fiducia per curarsi, senza dover migrare altrove?
A queste domande nell’atto aziendale non viene data alcuna risposta, ma ci si limita a dire che verranno “salvati” tutti e 4 gli ospedali (per quanto tempo?), e che i 3 ospedali periferici dovranno essere dotati solo delle specialità di base (quali specialità? per fare che cosa?). E’ evidente che gli ospedali di Giulianova, Atri e S.Omero praticamente non saranno più dei veri e propri ospedali, ma saranno progressivamente e rapidamente ridotti a strutture per lungodegenti, quelle che altrove – con maggiore onestà intellettuale – chiamano RSA.
La ASL di Teramo propone di adottare un Atto Aziendale che non sembra assolutamente in grado di contrastare la mobilità passiva, in quanto non prevede né la razionalizzazione dei tanti reparti “doppioni” spalmati sui 4 ospedali, né la specializzazione degli ospedali periferici, né il necessario rilancio di quello provinciale. La creazione o la soppressione di Reparti, non ricondotta ad un chiaro progetto, finirà con il determinare l’ulteriore dequalificazione delle nostre strutture: negli ospedali periferici i Primari sono ormai ridotti a poche unità, mentre in quello di Teramo anziché la meritocrazia sembra prevalere una logica di lottizzazione, con il risultato di sfiduciare sempre di più i pazienti!
E’ necessario che la politica sanitaria regionale e provinciale vengano profondamente cambiate e, in particolare, che l’Atto Aziendale della ASL di Teramo venga radicalmente modificato, potenziando i servizi territoriali e la riabilitazione, eliminando i doppioni tra i reparti ospedalieri, specializzando gli ospedali periferici e rilanciando quello provinciale, in un’ottica di complementarietà che, attraverso la creazione degli “Ospedali Riuniti della Provincia di Teramo”, sia finalmente in grado di offrire ai cittadini di questa provincia un servizio di qualità, di cui essi sentano di potersi fidare. Ciò, ovviamente, richiede anche una drastica inversione di rotta nella scelta del personale, che a tutti i livelli dovrà essere selezionato attraverso il criterio della meritocrazia, l’unico che può consentire di riconquistare la fiducia dei cittadini e ridurre la mobilità passiva, dando finalmente risposte adeguate alla domanda di salute dei cittadini.

A tal fine è necessaria l’immediata apertura di un tavolo negoziale – con le forze politiche, le forze sociali, le rappresentanze dei cittadini, le istituzioni ai vari livelli – per un serrato e costruttivo confronto su un progetto per la sanità teramana, non solo di breve, ma anche di medio e lungo periodo. Tale progetto dovrà essere in grado di definire quale deve essere il punto di arrivo del cambiamento in itinere, perché la salute non ha colore e i cittadini teramani reclamano chiarezza e trasparenza delle scelte, stufi di sentirsi la cenerentola di una regione cenerentola. 

Bellante, 08.02.2012

Dott. Mario Di Pietro