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di Cristina Mosca

Il cane abbaia, il gatto miagola, la mucca muggisce e l’uccellino cinguetta, è risaputo. Ma il coniglio, che verso fa? È un problema che ci poniamo poco, perché i conigli non si fanno sentire praticamente mai: il loro verso potrebbe sembrare quasi visivo, legato alla vibrazione costante di quei baffi lunghi lunghi.

 Così come ci poniamo poco il problema della morte: ma non tanto di quella che ci può aspettare dietro l’angolo, perché di lei probabilmente ci sentiamo il fiato sul collo ogni giorno, quanto di quella che ci può assistere al capezzale. Così Mattia Albani, giovane autore giuliese, nel suo primo romanzo breve “Il verso del coniglio”, pubblicato da Schena Editore di Fasano in virtù della vincita del Premio letterario “Valerio Gentile”, fa una riflessione: quel verso stridulo che i conigli fanno «è un verso talmente debole che devi essergli veramente vicino per poterlo sentire». E quel verso è simile alla presenza impercettibile della Morte, che accompagna il malato terminale nella degenerazione della malattia e assume quasi una consistenza.

Da questa riflessione che dà il titolo al romanzo, Mattia Albani si addentra in un argomento molto delicato: non solo la semplice questione del trapasso, ma la questione del trapasso con il sostegno religioso. Il giovane Samuel Nietzsche ad appena 17 anni si trova a combattere con una grave malattia all’interno di una comunità molto religiosa, e a non riuscire ad accettare quello che gli sta accadendo, scaricando la sua rabbia sugli altri e su se stesso. «Mi interessava mettere in risalto alcuni aspetti inesplicabili dei rigorismi religiosi – ci spiega l’autore – Aspetti che gli adulti hanno imparato ad accettare; che i bambini assorbono pedissequamente; e che gli adolescenti, invece, si incaponiscono e si ostinano a voler comprendere». Naturalmente molte delle riflessioni di Sammy, che solo nelle visite del migliore amico Jacob Goethe trova sollievo dall’atmosfera addolorata che regna in casa, appartengono anche alla mente vulcanica dello stesso Mattia: «Io non sono ateo né anticlericale, anzi, – spiega – solo che sono molto critico e cerco di spiegarmi e di analizzare le cose che mi circondano. Se c’è qualcosa che non mi piace lo dico, anche se riguarda un qualcosa in cui credo». Un senso critico che in Samuel Nietzsche si esaspera fino a mettere in discussione proprio tutto, quasi sfociando nell’isteria, e che con una scrittura matura e snella (Mattia compirà 25 anni il prossimo febbraio) accompagna fino alla fine del libro, lasciando al lettore tante domande esistenziali aperte e molti spunti di riflessione.

p.s. A proposito, il coniglio ziga.