GIULIANOVA – E’ stato interrogato fino a mezzanotte nella caserma dei carabinieri dal procuratore capo Antonio Guerriero e dal Pubblico Ministero, titolare dell’inchiesta, Irene Scordamaglia. Poi Dante Di Silvestre, con la pesante accusa di omicidio volontario nel confronti dell’informatico Paolo Cialini, è stato trasferito nel carcere di Castrogno, dove , in mattinata, ha ricevuto in carcere l’avvocato Giuseppe Viggiani, peraltro amico di famiglia, che lo aveva assistito nel corso dell’interrogatorio e al quale ieri è stato accostato l’avvocato Gennaro Lettieri. In caserma, in un’altra stanza, gli inquirenti hanno ascoltato anche la figlia di Cialini, una bambini di sei anni ancora spaurita ma che ha risposto alle domande poste con tutte le cautele del caso e con l’ausilio di una psicologa specializzata. Secondo alcune indiscrezioni, rimbalzate ieri in città, ma che sono state smentite con decisione dall’omicida, la piccola avrebbe dichiarato che, fuori della Punto del padre non c’era solo il Di Silvestre ma un’altra persona. Qualcuno ha voluto pensare al figlio Valerio, caldaista anche lui, ma lo stesso, in quel momento, si trovava da tutt’altra parte. Ieri mattina il procuratore capo Guerriero ha rivolto un appello agli organi di informazione affinché invitino chi abbia visto qualcosa e chi possa semplicemente fornire qualche particolare sulla vicenda, si faccia avanti senza paura e chieda di poter essere sentito. Lo stesso Procuratore ha convocato per domani una conferenza stampa mentre oggi nell’obitorio dell’ospedale di Teramo (ndr: nell’ospedale giuliese sono obsolete anche le celle frigorifere), l’anatomo patologo Pinuccio Sciarra procederà all’esame autoptico, mentre ieri è tornata di nuovo a Giulianova il pm Scoramaglia per una serie di sopraluoghi con il comandante della Compagnia dei carabinieri, Domenico Calore, che coordina le indagini. E mentre in carcere, l’omicida si dispera e ripete <Non so quando uscirò ma quando accadrà non avrò il coraggio di guardare in faccia tutte le persone che mi hanno voluto bene o stimato>, resta lui l’unico testimone della vicenda e che ha ricostruito in questo modo. Ha dichiarato che, mentre procedeva con il suo Fiorino, nel quale viaggiava da solo, poco prima dell’incrocio del delitto, la Punto del Cialini, impegnata in una manovra, avrebbe ostruito la strada al furgone. Di Silvestre sostiene di aver atteso che l’auto continuasse la manovra senza proteste. Però, ma non spiega il perché, Cialini si sarebbe arrabbiato ed avrebbe preso ad inveire nei suoi confronti. Poi, mentre transitava il via Verdi, Cialini ha accostato, ha aperto il finestrino ed ingiuriato ancora il caldaista, il quale, a sua volta, ha fermato il mezzo e si è avvicino al Cialini.< Mi ha colpito subito con un pugno al mento e con il calcio ad una gamba ed al basso ventre- dice Di Silvestre- a quel punto mi sono recato in auto sapendo che c’era l’attrezzo che adopero per <raschiare> il parabrezza in caso di ghiaccio ma ho trovato il coltello che adopero per curare l’orto (ndr:era ancora sporco di terra) di un mio parente e sono tornato in strada per minacciarlo, ma lui è venuto ancora verso di me, togliendosi anche l’orologio per andare allo scontro fisico ed è stato a quel punto che ho finito con il colpirlo>. La cronaca racconta che il caldaista si è subito accorto di aver commesso una mostruosità ed ha soccorso lui per primo Cialini, che perdeva tantissimo sangue dalla ferita (si parla difendente all’aorta addominale) chiamando il 118. <Solo mentre mi abbassavo per soccorrere Cialini – ha tenuto a precisare –ho visto che in macchina c’era una bambina, prima non mi ero accorto di niente>. E ieri mattina, l’altra vittima di questa vicenda, è stata portata al mare dallo zio. Non sa che il padre è morto, nessuno ha ancora avuto il coraggio di dirglielo.