Dal 2004 al 2009, i contribuenti italiani hanno versato nelle casse delle radio “di partito” circa 60 milioni di euro.

Radio Radicale di Marco Pannella  nel 2012 beneficerà di 4 milioni di euro, Radio Padania e  Ecoradio (la radio dei verdi di Pecoraro scanio) stanno per incassare 3 milioni e 274 mila euro.

Radiondaverde, organo del movimento dei deputati ulivisti Lucia Codurelli e Daniele Marantelli,  ha incamerato 170 mila euro.

Ma andrebbe rivisto anche un altro punto su cui si discute poco. Si tratta delle somme con le quali il ministero dell’Economia sostiene annualmente l’emittenza radio-televisiva locale.
La quota è così ripartita: 85% per le tivù e 15% per le radio.

I fondi per  queste ultime sono a loro volta suddivisi in due tranche: il 10% va alle emittenti nazionali comunitarie (espressioni di comunità religiose, etniche, ecc..) che sono Radio Maria e Radio Padania.
Il 90% è suddiviso tra le emittenti locali comunitarie di informazione (circa 200) e le altre radio private (circa 500) che ricevono un maggior numero di fondi tanto più è ampio l’organico.

Una ripartizione, insomma, che di equo ha ben poco.

Linea Retta