L’Aquila, 10 novembre – “In merito all’approvazione della legge relativa a ‘Disposizioni in materia di entrate’, varata dal Consiglio regionale con i voti della maggioranza per effettuare la sostituzione dell’accisa sul carburante, introdotta lo scorso anno, con un rincaro del 10 per cento del bollo auto, ribadisco la gravità della scelta operata dalla Giunta”. Lo afferma il Consigliere regionale dell’Api Gino Milano.

“La sostituzione – spiega – è stata strumentalmente presentata come misura ritenuta più equa e meno penalizzante per chi utilizza mezzi di bassa cilindrata, ma in realtà i 13 milioni che si prevede di ricavare, sono necessari per restituire con gli interessi l’anticipazione di cassa di 200 milioni di euro concessa dal Governo nel 2010 per la copertura del debito sanitario, peraltro contratto dalla Giunta di destra negli anni 2004 e 2005. In modo alquanto mistificatorio e artificioso si è voluto vendere all’opinione pubblica abruzzese questa misura per una più equa ripartizione degli oneri gravanti sulle tasche dei cittadini. Errate previsioni dello scorso anno alimentano la sfiducia crescente verso l’attuale governo regionale. Il nuovo balzello – continua Milano – è la palese dimostrazione dell’ennesima promessa non mantenuta da parte del Presidente Chiodi, il quale appena l’anno scorso aveva riempito i giornali di impegnative dichiarazioni tese ad affermare che, nonostante il nuovo buco, non avrebbe messo le mani nelle tasche degli abruzzesi. I fatti e le scelte politico-legislative della sua Giunta lo smentiscono clamorosamente, come conferma la legge testé approvata. I cittadini abruzzesi diventano sempre più poveri e con servizi sempre più scadenti, come sta accadendo con la dissennata gestione commissariale della sanità, i cui costi aumentano, grazie al pagamento dei ticket, a fronte di risultati sempre meno soddisfacenti (file crescenti, mobilità passiva in aumento, chiusura di interi reparti e presidi sempre più lontani dalle popolazioni). Le opposizioni hanno indicato diverse possibilità alternative all’ennesimo aumento di tasse, che colpisce soprattutto il ceto medio e quello meno abbiente: dalla revisione dei canoni relativi al settore idroelettrico, ricavando un notevole incremento delle entrate fino a 15 milioni annui, con l’applicazione dei canoni vigenti anche nelle altre regioni (34 euro/KW); all’accorpamento delle Asl, riducendo strutturalmente le spese per remunerare le figure apicali e i consigli di amministrazione; dall’aumento delle tasse di concessione del demanio balneare a quelle per lo sfruttamento delle acque minerali. Per non parlare della possibilità di drenare ingenti risorse dagli alti costi della politica, visto che la Regione Abruzzo è a oggi la terza in Italia per crescita dei costi appannaggio di Giunte e Consigli, +10,1% tra il 2009 e il 2010 e cioè +5,5% rispetto alla media italiana. Per il funzionamento di Giunte e Consigli, incarichi e consulenze di Regione, Province e Comuni ogni contribuente paga 120 euro l’anno. Le spese istituzionali della Regione ammontano a oltre 30 milioni nel 2011 (erano quasi 27 nel 2009). Si potrebbero tagliare stipendi e indennità di presidenti, sindaci, assessori, consiglieri, e poi Consigli e Assessorati, commissioni e consulenti. Da funzioni non essenziali delle Province si risparmierebbero 24 milioni, anzi 35 con i Comuni sotto i 5mila abitanti. Ma su questo terreno – conclude l’esponente dell’Api – il Presidente Chiodi non vuole neanche confrontarsi. Troppo facile aumentare le tasse dei cittadini, ben più difficile toccare i privilegiati e i poteri economici forti, in perfetta linea con una politica nazionale che sta deprimendo sempre più la domanda e spingendo l’economia del Paese verso una crisi senza limiti”.