I Di Zio, secondo la Procura,

avrebbero anche promesso al senatore Di Stefano “che in tal

modo consolidava la propria posizione di potere e prestigio

personale nell’ambito del partito, futuro aiuto economico ed

elettorale, da specificarsi volta per volta (come è accaduto

per i candidati Albore Mascia e Rivellini), per se e per i

candidati a lui legati”.

   Stessa cosa i Di Zio hanno promesso all’assessore alla

sanità Lanfranco Venturoni e al senatore Paolo Tancredi, il

tutto in un periodo che va dal novembre 2008 al maggio 2009.

   Secondo l’accusa il senatore Di Stefano avrebbe anche

esercitato “opportune pressioni sull’assessore all’ambiente

Daniela Stati, ponendo Rodolfo Di Zio in rapporto privilegiato

con la Stati, affinché si dessero le condizioni normative che

il senatore Di Stefano sapeva essere attese dai Di Zio, poiché

era stato loro promesso l’affidamento senza gara pubblica

dell’appalto per la costruzione e gestione dell’inceneritore”.

   La Stati è indagata per favoreggiamento, perché, sentita

dai Pm come persona informata dei fatti e sulle pressioni

ricevute, “eludeva le investigazioni in ordine al delitto di

corruzione”.

   Ma Di Stefano è finito nel mirino degli investigatori anche

per la vicenda dei rifiuti nel Chietino in merito alla discarica

di Lanciano. Per i Pm sarebbe responsabile dell’allontanamento

dai vertici del Consorzio Comprensoriale di Lanciano di Riccardo

La Morgia, peraltro uomo di area di centrodestra. La Morgia

aveva avviato nel 2009 una azione per ridurre le tariffe ai

comuni e di conseguenza alla popolazione e per realizzare un

impianto di biocompostaggio “che avrebbe reso antieconomico”

quello dei Di Zio a Casoni (Chieti).    Pertanto – sostengono i

Pm – “i Di Zio avevano interesse a sostituire La Morgia con

persona disposta a fare i loro interessi anziché quelli della

collettività”, e inoltre a modificare una legge regionale che

imponeva il 40% di raccolta differenziata che avrebbe reso

“impossibile la realizzazione del piano delittuoso”. In questo

caso è coinvolto anche l’assessore Venturoni che avrebbe

esercitato sulla Stati “indebite pressioni”.

   Sia Venturoni che Di Stefano e Tancredi avrebbero poi chiesto

al senatore marsicano e coordinatore abruzzese del Pdl, Filippo

Piccone (non indagato), a sua volta interessato alla costruzione

di un inceneritore, di “non intralciare il progetto

delittuoso”. (ANSA).