E se Melania Rea, il 18

aprile, non fosse mai stata sul pianoro di Colle San Marco ad

Ascoli?

E’ uno degli interrogativi sotto traccia che dal 20

aprile, giorno del ritrovamento del cadavere nel bosco di Ripe

di Civitella (Teramo), accompagnano l’ampio ventaglio di

accertamenti disposti dalla procura di Ascoli Piceno.

   Anche oggi sono stati riascoltati il titolare del chiosco

accanto al quale sorgono i bagni pubblici nei quali Melania,

così ha raccontato il marito Salvatore Parolisi, non voleva

andare, preferendo quelli del ristorante il Cacciatore (dove

però nessuno l’ha vista arrivare), e alcuni degli studenti

della terza classe dell’Istituto per geometri, che in gita sul

pianoro, avevano riferito di aver visto una donna e una bambina

nel parco giochi. Si cerca di ricostruire i movimenti della

donna, e se davvero, quella in pantaloni chiari e giubbetto

scuro vista da lontano fosse Melania.

    Il coltello di piccole dimensioni, con la lama affilata (non

un coltello da cucina) con cui la giovane mamma è stata uccisa,

non si trova ancora. Non è il coltellino da cercatore di funghi

recuperato da un volontario della Protezione civile che aveva

partecipato alle ricerche nei boschi, e che nei giorni scorsi è

stato consegnato a chi indaga. Esaminato ai carabinieri del Ris

incaricati degli accertamenti tecnici, non sembra collegabile al

delitto. Così come la siringa già usata da qualche

tossicodipendente che l’assassino o gli assassini hanno piantato

nel seno della vittima, probabilmente dopo averla raccolta da

terra. Un’evidente messinscena, ha confermato il Ris, che ha

individuato sull’involucro esterno il Dna di un uomo e una donna

estranei alla vicenda.

   Nuovi sopralluoghi e nuovi interrogatori si sono svolti anche

oggi: stando a voci non confermate sarebbe stata sentita, in

Puglia, anche una soldatessa che ha frequentato il Rav Piceno

con il caporalmaggiore Parolisi come istruttore. Un gran lavoro

di riscontri e verifiche incrociate che non farebbe presagire

una svolta immediata nelle indagini, anche se la procura si

muove nel consueto profilo di riserbo.

   I primi risultati degli accertamenti del Ris stanno arrivando

a macchia di leopardo, e, come spiega uno degli investigatori,

“si interroga chiunque abbia occhi”, e possa aver visto o

percepito qualcosa che aiuti a individuare l’omicida, ed

eventuali complici. (ANSA).